E’ ancora lontano il momento in cui i motori endotermici saranno soppiantati, ma volenti o nolenti i motori elettrici stanno entrando anche nel mondo delle due ruote. Cominciamo a conoscere quelle due o tre cosette che è bene sapere sulle moto elettriche. – di Francesco Corsini
Pur prestando la massima attenzione all’evoluzione tecnica di meccanica e ciclistica, il motociclista medio è storicamente abbastanza restio ad accettare drastici cambiamenti. Diciamo che ogni volta che qualche nuova diavoleria fa il suo ingresso in un mondo tutto sommato bloccato alla struttura ruote – telaio – motore, il motociclista tende a fare una seria analisi costi/benefici. A volte l’evoluzione è spinta da mere operazioni di marketing (mi vengono in mente i sistemi anti-dive delle forcelle in voga negli anni ’80 o certi esercizi sui turbocompressori), altre volte è la sicurezza a determinare le scelte dei progettisti, e se in questo caso ABS e mappature sono accettate di buon grado, non manca chi storce comunque il naso di fronte a un’elettronica sempre più invasiva e difficile da gestire in autonomia senza l’intervento di rari e qualificati (?) ingegneri informatici.
Insomma, soddisfazione del fai da te a parte, e come aveva capito il grande Lucio, “quel gran genio del mio amico che con un cacciavite in mano fa miracoli” è sempre stato una figura di riferimento nel mondo del motociclismo: il fascino di una carburazione perfetta fatta ruotando qualche vite è decisamente superiore alla rimappatura di una misteriosa centralina. Ci sono motori la cui meccanica è arte allo stato puro, le coppie coniche di alcune Ducati sono mostrate orgogliosamente grazie a finestre trasparenti sulle teste, e c’è chi il disegno del desmo se lo fa tatuare addosso. La comodità di un cambio automatico non potrà mai far dimenticare la nostalgia per il clunk di certi ingranaggi. Per non parlare della vera e propria musica che esce da certe frizioni a secco o da certi impianti di scarico, i cui suoni in qualche caso sono stati coperti da brevetto.
Ecco, credo sia anche per questi motivi che un cambiamento epocale quale il passaggio dal motore a combustione interna a quello elettrico viene visto e/o vissuto come una rivoluzione difficile da accettare e molti oppongono un netto rifiuto a prescindere. Proviamo a capire se giustificato o meno.
Inquinamento
Una delle prime motivazioni che vengono esposte a chi si avvicina con sospetto al mondo dell’elettrico è l’attenzione all’ambiente: sicuramente un motore elettrico non emette gas inquinanti. Non che il motociclista sia particolarmente sensibile all’argomento, se è vero come è vero che da sempre una delle sue prime preoccupazioni è di sostituire l’impianto di scarico di serie con uno racing non catalizzato. E comunque produrre, immagazzinare, e dopo averla usata smaltire il contenitore dell’energia l’elettrica necessaria per muovere un veicolo non è certo un’operazione a impatto zero, d’altra parte il combustibile necessario per produrre energia termica da convertire in energia elettrica è, salvo rare eccezioni, di natura fossile. Sempre petrolio e derivati quindi. Insomma, a meno che non si voglia considerare pulito il nucleare è un po’ un gatto che si morde la coda, visto che sul fronte delle rinnovabili siamo ancora in alto mare. Potremmo anche aprire un capitolo sui motivi che spingono l’ordine mondiale a muoversi in una direzione piuttosto che in un’altra, ma è argomento decisamente più grande della nostra semplice voglia di viaggiare in motocicletta.
Autonomia
La principale resistenza che si ha nell’approcciarsi a un mezzo dotato di motore elettrico è la sua autonomia prima della necessità di un “pieno”. Oggi la batteria di una moto elettrica (abbiamo preso in esame i dati della Zero S), sulla cui composizione chimica si svilupperà una battaglia commerciale tra chi sarà più bravo a farne di più capienti e leggere, ha una capacità che va dagli 11 ai 14,4 kWh. Quando si spulciano i dati tecnici è un valore da tenere ben presente, è un po’ come dire che il serbatoio contiene tot litri di benzina. A volte sulla moto è previsto un vano portaoggetti rinunciando al quale può essere installata una batteria aggiuntiva che porta la capacità fino a 18 kWh (è il caso della Zero S + Power Tank). Vuol dire che, a detta del costruttore, si possono percorrere quasi 300 km in città, e circa la metà in autostrada. Anche facendo un po’ di tara ai valori dichiarati dalle Case, direi niente male. E se il dato vi lascia perplessi sappiate che a differenza di un termico, un motore elettrico consuma meno negli stop & go del ciclo urbano che non a velocità costante di trasferimento. In pratica il consumo è determinato in massima parte dalla velocità.
Ricarica
Se sul fronte dell’autonomia già si sono fatti dei passi avanti, il più grande limite attuale potrebbe essere il tempo di ricarica, che tarpa le ali a un ipotetico viaggiatore ancor prima di partire. Se ci pensiamo, già oggi esistono tante moto che hanno serbatoi piccoli e scarsa autonomia (vengono in mente le offroad per esempio), ma il problema è aggirato dalla grande disponibilità di stazioni di servizio presso le quali fare il pieno in pochi minuti. Qualcuno quindi ipotizza (vedi articolo) un futuro in cui l’utente si fermerà dal “benzinaio” per sostituire al volo la sua batteria scarica con una carica, ma nel frattempo bisogna fare i conti con questo problema. Collegando la batteria (che la maggior parte delle volte, dato il peso, non è asportabile dalla moto) a una normale presa di corrente, ci vogliono in media una decina di ore abbondanti per ottenere una ricarica completa. Il che, altro problemino, rende quasi obbligatoria la disponibilità di un garage dove tenerla collegata alla presa durante la notte. Nulla vieta di effettuare ricariche parziali, alle apposite colonnine in città o magari presso la capillare rete dei distributori di benzina appositamente attrezzati. Nel tempo di un caffè (preso con la dovuta calma) si dovrebbero avere una 50ina di km di autonomia, nel tempo di primo secondo e contorno (anche dessert e ammazzacaffè) i km raddoppiano.
La potenza
Si esprime in kW (senza h stavolta). Che peraltro è una unità di misura che già viene utilizzata per i motori attuali anche se siamo più abituati a ragionare in “cavalli”. Poco male, il rapporto è 1,36. Quindi una potenza di 45 kW corrisponde a 45 x 1,36 = 61 cv. Quello che cambia è la coppia, poderosa e soprattutto costante una volta raggiunto il valore massimo, e il rendimento: laddove in un motore endotermico il 70 – 80% di ogni kW viene disperso in resistenza al movimento, attriti e calore, in caso di elettrico la percentuale è completamente capovolta. E basta pensare ai risultati del TT o della Pikes Peak riservate alle moto elettriche per capire che a dispetto del peso le prestazioni anche velocistiche sono di tutto rispetto, con riprese e accelerazioni da togliere il fiato. In uno sconcertante silenzio d’accordo (anche se quel sibilo ha un suo perché), ma prima di scuotere la testa direi di provarle, poi se ne riparla.
I costi
A seconda della capacità delle batterie un pieno costa la bellezza di… 2 – 3 euro o giù di lì. E per 5 anni non si paga il bollo. In alcune regioni mai, almeno per ora. E si può circolare nei giorni di blocco del traffico, anche in ZTL. Mica male eh? Per non parlare dei costi di manutenzione: niente valvole da registrare, niente olio o filtri da sostituire, niente tagliandi, albero del pignone escluso un motore elettrico non ha parti in movimento, e le batterie sono garantite per percorrenze che a meno che non siate Marco Polo ben difficilmente raggiungerete a cavallo della stessa moto. La manutenzione si limita al cambio gomme, pastiglie dei freni, e alla lubrificazione della catena, sempre che non ci sia una eterna e pulitissima cinghia dentata. Il rovescio della medaglia è il prezzo iniziale della moto, al momento ancora decisamente alto e mal ammortizzabile in tempi brevi.
Sicurezza
Quanto è successo a Jerez, dove tutte le moto e i materiali predisposti per il neonato campionato Moto-E sono andate a fuoco per motivi ancora da sviscerare a pieno, ha generato un fortissimo allarme. Come pure alcuni articoli di giornale (in quei casi si parlava di auto) in cui si evidenziavano gravi pericoli in caso di incidente, anche per gli eventuali soccorritori che si troverebbero alle prese con una massa di lamiere potenzialmente percorse da scariche elettriche ad alto voltaggio. La frase più gettonata nei commenti sui social era “Io il culo sopra delle enormi batterie al litio non ce lo metto!”. Fermo restando che qualsiasi elemento legato alla sicurezza andrà analizzato a fondo, è solo il caso di far notare che da sempre noi motociclisti viaggiamo coi “gioielli di famiglia” appoggiati su un contenitore pieno di benzina, sotto il quale pulsa un motore che emana tantissimo calore, e che per il suo stesso basilare funzionamento produce una gran quantità di… scintille.
Conclusioni
Insomma, è vero che i prodigi e anche l’estetica di una bella meccanica vengono completamente a mancare, ma forse alla lunga il gioco potrebbe anche valere la candela, soprattutto per quella utenza meno fondamentalista e più aperta alle novità, oppure per un pubblico femminile che vuole un mezzo semplice che non implichi la presenza costante di un maschio alfa con cassetta degli attrezzi al seguito, o per l’automobilista già convertito all’elettrico che voglia comunque arrivare prima in ufficio. Ma anche per il motociclista duro e puro che potrebbe scoprire un mondo nuovo, per esempio la possibilità di andare in fuoristrada, un campo in cui l’elettrico potrebbe risultare vincente, senza urtare più di tanto la sensibilità di amministratori locali o di ecoviandanti della domenica, e anzi, di socializzare ad armi quasi pari coi tanti appassionati di MTB.
Se l’elettrico si trasformerà in un mare, non sarà certo uno scoglio ad arginarlo, già negli ultimi saloni abbiamo visto sia carenatissime proposte dedicate agli sportivi, sia accattivanti tourer attrezzate col tris di valigie. L’evoluzione, c’è da esserne certi, risolverà quei problemi che attualmente rappresentano un limite, per esempio dotando le moto del sistema di recupero di energia in caso di frenata, e se dopo Harley Davidson e BMW anche Ducati sarà della partita ci sarà da divertirsi. Anche perché in Giappone non stanno certo a guardare.
Staremo a vedere cosa ci riserveranno gli anni che verranno, ma come diceva un altro grande Lucio: “Io mi sto preparando, è questa la novità”